L' Armata del Drago ~ Rpg by Forum

La statua della libertà

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view post Posted on 1/1/2018, 22:55
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Xaositect

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Fase due del mio geniale piano.
Cioè, in realtà no. Non esiste nessun piano. Esistono però cose che vanno fatte, non importa quanto siano faticose. Sopratutto se a faticare è qualcun altro. In questo caso, Tonino.
Tonino è un abominevolo mostro inter-dimensionale. Probabilmente aveva una vita ricca ed interessante, ovunque essa si svolgesse - e spero fosse il più lontano possibile da noi, altrimenti dovremo preoccuparci parecchio, anche perchè l'unico desiderio di Tonino e dei suoi innumerevoli fratelli, nella loro forma e habitat naturale, è quello di consumare ogni forma di vita esistente. È bruttino, essere Tonino. Ma è ancora peggio essere il suo conquilino.
Eccolo qui, invece. Evocato dalla mia magia! Dal mio potere! Senza confini! Comunque, ora Tonino è qui, piegato alla mia volonta. E quando dico 'qui' intendo 'cinque metri davanti a me'. Che si trascina, lentamente, mentre io lo sprono con messaggi d'amore e di fratellanza. "MUOVITI, ORRIBILE RIMASUGLIO DEL VUOTO COSMICO! MUOVITI O EVOCHERò DUE DEI TUOI CONFRATELLI PER SPEZZARTI LE DITA!" Dov'ero rimasto? Ah, amore e fratellanza. Si, è questo il messaggio che oggi devo portare. Ma non nella sua forma naturale, no, no, no.
Il messaggio che voglio portare qui è nella forma di una statua del mio nonno, in grandezza due a uno. Nel senso che è alta tre metri. Eh, sentite, se era tappo non è colpa mia. Comunque, per essere precisi, il messaggio non lo sto portando io. Il messaggio è in questo momento trasportato su un robusto blocco di pietra che ho recuperato fuori città, piatto e alto circa quaranta centimetri, e del peso di qualche quintale. La statua di Gulnar, invece, è fatta, apparentemente, di bronzo lucidato a specchio. Un'opera di indubbio gusto artistico, di una fedeltà impressionante, se non ci si sofferma sul fatto che sia alta circa il doppio dell'originale. E il blocco di pietra, in questo preciso istante, sta venendo trainato, con estrema sofferenza, da Tonino. Sofferenza mia. Lui non credo possa provarla, e se anche potesse, chi se ne importa. E poi Tonino è fortunato; avrei potuto prendere una statua vera. E invece no.
Qui sta il trucco, il trucco che renderebbe il nonno orgoglioso di me; la statua è un'altra evocazione. Gianni, lo chiameremo. Gianni non esiste davvero. O forse si. Fatto sta che Gianni assume la forme di quel che voglio, e in questo momento, sono le forme di mio nonno Gulnar su un verissimo blocco di pietra. Si, lo so, non è una statua vera, ma con il tempo che ho avuto a disposizione - quindici minuti - non ho potuto arrangiarmi meglio. Quando avrò abbastanza soldi da butta- da investirci, ne farò forgiare una vera e la posizionerò lì. Per ora, Gianni rimane lì.
Ed eccoci, quindi. Al tempio! Un gran posto, questo tempio. Ora devo solo capire dove potrei abbandonare Gianni. Giusto per il tempo di forgiare una placca e mettercela sotto. E poi... hey, aspetta, è un'idea geniale! Posso forgiare una placca, metterla lì sotto, fare sparire Gianni, accusare qualcuno di averlo rubato e farmi rimborsare una statua vera!
Sono un genio del male. Il nonno sarebbe orgoglioso di me.
Ora, vediamo... dove posso posizionarti? Mmh, davanti all'entrata mi pare abbastanza arrogante. In perfetto stile Gulnar. Ma poi rischierei che qualche incauto accolito attraversi, distratto dai suoi pensieri religiosi, la statua. Questo sarebbe abbastanza grave, e risulterebbe problematico per il mio geniale piano™. Quindi, mmmh, forse dentro? O fuori, accanto all'entrata? In un posto un poco più riparato, dove i fedeli possano riunirsi, abbandonare qualche oggettino, eccetera? Non è male, come idea. Punto il dito verso il una zona, all'ingresso del tempio, ai piedi degli scalini, e osservo come lentamente Tonino trascini la statua. Mortalmente lento. Forse dovrei davvero torturarlo in qualche modo. Forse accellererebbe. Una volta che sarà arrivato lì, vedrò se esiste un posto migliore, o se lasciare lì l'icona di mio nonno.

Mana: 92% (100% - 4% (mano di emrakul, media) -4% (mostro fantasma, media))
Slot: Evocazione Mano di Emrakul // Evocazione Mostro fantasma

~ evocazione: Mano di Emrakul Questa evocazione fa comparire una mano sul campo di battaglia - ma non una mano qualunque. La mano di Emrakul consiste in un grosso mostro a forma di mano a sei dita, con due pollici dai lati opposti del palmo, e una serie di tentacoli che emergono dal polso, dove la mano normalmente si unirebbe all'avambraccio. La mano è alta, al polso, un metro, e non è una vera mano, ma un'abominevole creatura che viene dal vuoto fra i mondi e desidera solo la distruzione di tutta la vita. Per fortuna Duab la usa come schiavo di fatica! [Evocazione, Duratura, Media]
~ evocazione: Mostro fantasma Questa evocazione fa comparire un mostro spettrale - non nel senso che sia morto e poi reso un fantasma, ma bensì nel senso di etereo ed impalpabile. Il mostro fantasma ha due particolarità; la prima è che non ha una forma precisa. Quando viene creato, il mostro fantasma assume una forma decisa da Duab, che quindi mantiene nella propria esistenza. Questa forma non deve essere, necessariamente, quella di una creatura; potrebbe venire creato a forma di spada, o come un muro. La seconda caratteristica è che il mostro non è reale; non è capace di interagire in alcun modo, se non quello visivo ed auditorio, col mondo fisico. Le armi passano attraverso il mostro fantasma, e lui è capace di attraversare oggetti fisici e solidi come se non esistesse. Tecniche magiche e psioniche interagiscono normalmente col mostro fantasma, perché, pur essendo irreale, esiste davvero, e di conseguenza il suo corpo fantasma viene danneggiato da magie e la sua mente viene consumata da eventuali attacchi mentali. [Evocazione, Duratura, Media]
 
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view post Posted on 4/1/2018, 01:41
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~

Cosa sappiamo noi della Gloria?
Solo che non sembra mai alla nostra portata, finché siamo in vita.
Cosa sappiamo noi del Caos?
Che la nostra stessa esistenza è dovuta al Caos.
E cosa sappiamo noi della Morte?
Sicuramente meno di ciò che lei sa di noi.

...
Non avrei saputo dirlo meglio.




Un cappuccio è uno strumento. Nel peggiore dei casi può servire a ripararsi dalla pioggia,
ma molto più spesso, nella tragicomica vita di chi è fuggiasco - o vuole solo sentirsi un vero essere maledetto e maledettamente misterioso - può servire a coprire il volto.
A volte, ma solo a volte, è un mero orpello decorativo su un capo d'abbigliamento scelto non perché particolarmente intonato, né per mandare un messaggio o perché facente parte di una divisa più o meno ufficiale. Semplicemente, a volte, la persona in questione ha voglia di indossare esattamente quel capo. Solo perché ne ha voglia.
Vivere senza secondi fini è difficile, forse anche un po' assurdo. Ecco perché si adatta bene a chi non vive, o almeno non più, o lo fa solo parzialmente, come un ricordo ingiallito dal tempo che si limita a rivivere nei racconti degli altri, appoggiato alla finestra, e guarda in quel racconto un sé stesso un po' più bello, un po' più eroico, un po' più figo di quanto non sia mai stato. E tutto questo solo per rendersi conto, alla fine, con molta vergogna e un pizzico di risentimento, che quel sé stesso non gli somiglia per niente.
Sembra un esorcismo. In parte, forse, lo è.

-

Due uomini entrarono nel tempio. Uno dei due sembrò pentirsene quasi subito, fermandosi.
L'altro, con aria compita, si avvicinò alla statua di Gulnar. Rimase in silenzio ad osservarla, diviso tra l'invidia, il rispetto e la curiosità. Chi aveva messo quella statua? Perché lo aveva fatto? Domande senza risposta. Sempre meglio che avere delle risposte di cui non si conosce la giusta domanda, si disse. Sbagliava.
Il tutto, comunque, era irrilevante, come questo stesso racconto. Un episodio che migliaia di altri
che potevano accadere ad Estel, con l'unica differenza che questo ha finito per essere raccontato, ricordato.
Senza nessun merito particolare, senza avere nulla di speciale o particolare da offrire. Un ricordo. Esattamente come quella statua, che aveva offerto tanto, almeno quanto aveva distrutto. Il vero araldo del caos era lì, davanti ai suoi occhi. Almeno, ciò che di lui era rimasto. Non molto, a dire il vero: una statua proporzionata alla sua follia. Una follia lucida.

Uno dei due uomini ridacchiò, mentre l'altro accendeva un cero - preso dove? - e lo deponeva davanti alla statua.
No, quel giorno probabilmente non sarebbe sorto un culto, nessuna nuova religione con l'effige del cartomante. Ma non era importante. Quella candela celebrava non ciò che era o sarebbe potuto essere: celebrava ciò che era stato. Celebrava, prima ancora che il condottiero nano dei Von Kramer, gli sterminati campi di battaglia della Fratellanza della Falce, il sangue di molti uomini e donne, i tempi in cui un ordine di Tundorfin o un capriccio di Kashin sarebbero bastati a creare l'apocalisse. Una apocalisse ridotta, minimizzata, marginale. Ma pur sempre spettacolare. E lui, nella sua entropia, era sempre stato lì.
Quel cero era per Gulnar. E un po' anche per lui.

Per poter dire io c'ero, ero presente, io ho visto.
Ho visto tutto quell'orrore, ho conosciuto quel caos.
E mi manca.

 
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view post Posted on 7/1/2018, 02:00

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Arrivarono di gran carriera, da due direzioni opposte.
Avevano appreso la notizia separatamente, Kroll e Sean.
Il primo, attirato ai Portoni dalle voci sull'arrivo di un potente incantatore apparentemente legato ai Von Kramer, ne aveva risalito gli spostamenti in città.
Il secondo, avvisato da un collaboratore mentre studiava alcuni documenti relativi all'amministrazione della Casata, era corso di gran carriera direttamente al Tempio.
Il Troll, scalato in tutta fretta il Colle dei Templi, si era immediatamente diretto alla statua di Gulnar, gli occhi sgranati, la bocca spalancata.
Il Conte invece si era mosso a passo controllato a dispetto della fretta, e giunto in cima il suo primo pensiero era stato individuare Duab.
Così, i due avevano finito per ignorarsi.
Kroll, immobile, davanti al blocco di pietra su cui stazionava quella che sembrava una raffigurazione ingrandita del Cartomante.
Sean, impassibile, con le braccia conserte, lo sguardo fisso sull'uomo che portava la discendenza dell'ultimo Capocasata Von Kramer.
Per quanto ne sa Kroll, la statua rappresenta uno dei pochi sopravvissuti della Fratellanza, e a farla erigere è stato l'unico erede di Gulnar.
Per quanto teme Sean, l'uomo non è che un truffatore in cerca di facili fama, gloria e potere a spese dei Von Kramer.
Quindi, mentre Kroll ammira la scultura come si potrebbe guardare un amico da lungo tempo svanito e ora improvvisamente tornato, Sean si riscuote e a passo calmo si avvicina al giovane umano che con gli occhi celati da una benda pare supervisionare l'erezione della statua.
«E così, tu saresti il discendente di Gulnar il Cartomante, Istar Multicolore, Signore del Caos?» chiese con voce gelida.
Alla vista del giovane, tuttavia, qualcosa si era acceso in Sean.
Qualcosa di paragonabile ai sentimenti nostalgici e gioiosi che agitavano il cuore di Kroll.
Una vaga, inammissibile speranza.
Speranza che qualcuno fosse giunto ad aiutarlo nel suo impossibile lavoro di salvaguardia dei Von Kramer.
Speranza che qualcuno potesse finalmente rimuovere un po' del fardello che portava sulle sue spalle stanche.
Speranza che qualcuno, diciamocelo, lo privasse del mantello di Conte, lasciandolo libero di tornare a ciò che sapeva fare bene.

 
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view post Posted on 10/1/2018, 01:14
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Fedeli. Non me li aspettavo. Cioè a dire il vero si, me li aspettavo, ma non mi aspettavo che arrivassero così in fretta. In fondo il nonno era stata una gran figura, brillante, che aveva lasciato la propria impronta luminosa ovunque avesse poggiato il proprio delicatissimo piedino. Un'importante che si vedeva da lontano, principalmente perchè di solito era in cima ad una catasta di morti bruciati.
Arrivano quando ho già sistemato la statua, un poco in disparte rispetto all'entrata, abbastanza vicina da dare fastidio a chi passi ma non da rendere veramente impossibile entrare. Blocca il sole, principalmente. Un obiettivo che il mio caro nonno ha perseguito nel tempo libero, ma per il quale non ha mai avuto successi duratori, ma solo piccoli - seppure importanti - successi di breve durata. Cinque, sei minuti di eclissi.
Comunque meglio di voi.

I primi lasciano un cero alla base della statua. Il che... beh, non mi dispiace molto. Credo sia un segno di fede, lasciare un cero davanti ad una statua. Diciamo che non sono molto ferrato sull'argomento. Insomma, quando si tratta di tuo nonno è difficile chiamarlo in un modo diverso da 'nonno'. Non li noto neanche, ad essere onesti. Non perchè siano insignificanti, no, tutt'altro; ma perchè io sono distratto, e quando mi accorgo della loro azione, sono già stato distratto dal secondo gruppo. Eccolo lì; un ... coso... grosso... di sasso, e un essere umano. Che mi si avvicina, e pone La Questione.
Rispondi professionalmente, Duab, la prima impressione

"Ebbene siiii." Sorriso smagliante, faccia di bronzo e indici alzati a indicare l'interlocutore per la più grande figura di palta come presentazione da qui al prossimo piano dimensionale. Dannazione, Duab! Avevi un compito! Uno solo! E ti sei lasciato prendere dall'emozione per una risposta canzonatoria. Riproviamo. Faccia seria. Dita raccolte nelle maniche. Espressione granitica - cioè, scusi, signore di sasso, non volevo prenderla in giro, volevo dire, insomma, ha capito. Colpo di tosse. "A-hem. Intendevo, si. Sono il bis-nipote, in linea di... uhm, è difficile a dirsi." Hey aspetta. Ma chi diavolo sono questi qui, che vengono a farti un terzo grado? Con un tono così, poi?
Tiro all'umano un'occhiata accusatoria, uno sguardi di quelli che fanno inacidire il latte. Tattica geniale, quando hai una benda scura che ti copre gli occhi. Visto che la cosa non sembra avere effetto, Passo al piano B: puntargli contro una delle mie braccia - quella senza guanto, che è abbastanza inquietante - e assumere un'aria spavalda. "HA! Non ci credi?"

Colpo di tosse.
"A-hem. Volevo dire. HA! Non ci credi?" Niente. "Statua cretina, era il segnale." Improvvisamente la statua alza un braccio, seguando il mio movimento, e lo punta contro Sean. Meglio. Non molto, in realtà: si è rovinato tutto il pathos, tutta la teatralità. Come se durante uno spettacolo dell'opera vedeste due operai attraversare il palcoscenico, appoggiare una scaletta, e far salire un putto che sta fumando al suo posto.
"Dicevo, vedi? Anche il nonno lo dice. Cioè, non lo dice, ma sta puntando il dito." Mh, credo di essere leggermente incoerente, in questo momento. Penso sia l'emozione. In fondo questi tizi sembrano essere gente che forse dovrei conoscere. Non mi aveva raccontato qualcosa, qualcuno in famiglia, di qualcuno fatto di pietra? Forse intendevano quel tizio? Sembra abbastanza folkloristico. Sposto leggermente la mano, puntandolo. La statua fa lo stesso. "Eeeee tu. Io mi... non mi ricordo di te, non ti ho mai visto. Ma credo che tu venga da quel posto da dove veniva il nonno. Forse." In effetti, ora che ci penso, potrebbe benissimo essere un uomo taglia novanta di pietra che sta camminando casualmente in chiesa e si è fermato ad ammirare questa meravigliosa statua.
Abbasso la mano e lo sguardo, oltre che il tono e la cresta. Metaforicamente, la cresta. "Cioè... si, insomma, sono il bis-nipote. Ma non l'ho conosciuto molto. Principalmente, ho i racconti di mio padre. Ma voi due, uhm, chi diavolo siete?" E con queste poetiche parole, faccio cenno a Tonino, la mano gigante, di emergere da dietro il piedistallo della statua, dove si stava riposando finora, e di incedere minacciosamente verso di loro.
 
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view post Posted on 18/1/2018, 01:42

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Una mano gigante emerse minacciosa da dietro il piedistallo della statua, puntando in direzione di Kroll.
Il Troll, completamente ignaro degli avvenimenti in corso alle sue spalle, era comunque più che capace di valutare l'atteggiamento della creatura.
Nondimeno, reagì con compostezza, limitandosi a scoccargli contro un'occhiataccia accompagnata un grugnito.
Sean, d'altro canto, era rimasto interdetto.
L'atteggiamento del discendente di Gulnar era... beh... assai simile a quello del Cartomante stesso.
Entrambi possedevano l'indubbia capacità di lasciare il loro interlocutore senza parole.
Totalmente incapacitato a rispondere all'evidente sconclusionatezza delle loro affermazioni.
Definitivamente disarmato, dal punto di vista logico e retorico.
Un'evidente, innata abilità nel far cascare le braccia, insomma.
Gli ci volle qualche istante, quindi, prima che potesse riprendersi abbastanza da replicare.
Ignorò la statua, ovviamente - qualunque illusionista da due soldi poteva farla muovere.
Preferì rispondere, invece, alle domande di Duab.
«Il mio nome è Sean Fein, attuale Conte Von Kramer. E lui è Kroll, il capitano della mia Guardia personale».
Fece una piccola pausa, osservando il confronto inevitabile tra il Troll e la bestia agli ordini di Duab.
Era un'interruzione studiata: ne approfittò per riguadagnare una qualche parvenza di compostezza, persa nell'ascoltare il discorso dell'altro.
«Entrambi conoscevamo il tuo avo. Kroll, lui sì, lui veniva dallo stesso piano da cui proveniva Gulnar... Almeno credo.»
Solo nel pronunciare queste parole Sean si rese conto che aveva ormai accettato Duab come discendente del Cartomante.
Meh... Amen pensò, i punti in comune nell'atteggiamento sono innegabile.
Questa riflessione fu accompagnata da una certa malinconia e da un inspiegabile sollievo, ma si sbarazzò prontamente di entrambi i sentimenti.
«Io vengo da Liberty, invece. Ho lavorato a lungo con Andrea, Signore dei Massacri. E dopo la scomparsa sua e del Cartomante, ero il più alto in grado.»
Per questo il peso del comando è precipitato sulle mie spalle vorrebbe aggiungere, ma si trattenne.
Preferì concedersi un istante di silenzio, di riflessione.
Cercando di sbrogliare la matassa di sentimenti e sensazioni che si agitava dentro di lui.
Infine, concluse con l'inevitabile domanda: «Che intenzioni hai, qui a Estel?»



Per Kroll:
Mana: 100 - 5 = 95%

Tecniche usate:
CITAZIONE
*Il grugnito di un Troll
Forse non lo sapete, ma è un modo di dire che andava di moda, qualche anno fa: «quelle guardie non resisterebbero al grugnito di un Troll». Sebbene fosse usato in maniera sardonica, aveva un fondo di verità: il grugnito di un Troll è più che sufficiente a spaventare qualcuno. Immaginatevi un gatto che soffia, o un cane che ringhia. Non vi viene l'impulso di interrompere quel che stavate facendo, magari ritirando, lentamente, la mano fino ad allora protesa. Ecco, ora immaginatevi un atteggiamento simile. Da un essere alto quasi tre metri, con le spalle larghe un metro o giù di lì, la pelle di pietra e una smorfia non proprio amichevole. Intimiditi?
Livello: Basso.

Per Sean:
Tieni conto della prima parte di questo potere speciale.
CITAZIONE
*Nome: L'affabulatore con quel tocco in più.
[Abilità di famiglia della dinastia dei Fein]
Descrizione: Il Conte è intelligente, questo è innegabile, ma non basta solo una mente acuta per sortire simili effetti: ci vuole qualcosa di innato, inspiegabile. Quando lui parla, la gente è spinta a credergli - purché ciò che dice sia realistico. E non solo: si fida di lui, la gente, ed è portata a rispettarlo. A questa piccola componente naturale, il Conte ha aggiunto tanto duro lavoro: e così la parlata spigliata, leggera, coinvolgente, il registro che varia per adattarsi allo status sociale di chi lo ascolta, l'uso di parole ricercate, lo stampo aristocratico... Tutto è studiato per spingere la gente a credere in lui, senza mai dubitarne. Ma la cosa non si ferma qui: l'abilità del Conte è tale che chiunque concluda con lui un accordo si senta costretto a portarlo a termine. Quest'applicazione richiede un consumo Basso per suggellare l'eventuale accordo e vincolare la controparte al rispetto del patto. L'accordo generalmente si svolge così: il Conte fa un favore a qualcuno, e questo qualcuno accetta di ricambiare il favore quando Sean Fein ne avrà bisogno. Ovviamente, tra i favori che l'Earl of Seven Dreams può chiedere indietro non c'è niente che comporti l'autolesionismo, ne' che possa andare direttamente contro l'indole del personaggio. Anche i soldi andrebbero bene, in realtà, ma Sean Fein non c'ha mai fatto troppo affidamento, poiché con essi non si compra la lealtà.
Livello: Passiva.
 
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view post Posted on 26/1/2018, 01:04
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Xaositect

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"Che intenzioni ho?
Io desidero trascinare questa gente, urlante e scalciante, nel nuovo secolo. Ho l'intenzione essere l'incudine e il martello che forgeranno questo popolo, volente o nolente, da una banda di gretti, ripugnanti villici quali sono ora, in una forza con cui gli dei stessi dovranno misurarsi. Io voglio essere il maelstrom del caos che scuoterà le mappe, disegnando una nuova nazione, un nuovo stato! Desidero che ogni padre, ogni madre, e persino ogni bambino, se è necessario, abbia la nostra bandiera in casa, e che le altre casate siano ridotte a un ricordo di tempi bui e passati! E pur di rendere una realtà questo sogni, smuoverò ogni pietra, abbetterò ogni albero, e se necessario, incendierò ogni casa e massacrerò ogni singola persona che è sul nostro cammino!"


Comincio il discorso con un tono di voce medio, quasi sommesso, ma mano che avanzo fra le frasi, che marcio sulle parole, la mia voce prende ritmo, definizione, aggressività. Quando arrivo al primo punto, alzo un bracco - quello guantato, le dita aperte, ad artiglio, come se stessi stringendo un oggetto in aria. Poi, quando arrivo alla terza frase, le serro, e alzo ancor di più il tono, trasformando il discorso in un proclamo, in un manifesto delle mie - nostre - intenzioni, fino a raggiungere un climax alla fine, e chetarmi.
Alzo lo sguardo - o meglio, il capo, e abbasso il braccio, incrociandolo, con l'altro, sul petto, ergendomi in tutta la mia non molto imponente altezza, certo che quel che mi manca in quanto a statura sarà sicuramente compensto dalla mia imperitura gloria, proprio mentre dietro di me la mano gigane decide che tutto sommato di sicuro ci sarà qualche nemico dietro la statua, o comunque, da qualche altra parte, e si dilegua. Anche la statua perde per un attimo il proprio contegno e si aggiusta nervosamente il colletto della veste, prima di tornare ad una tremante semi-immobilità.
E poi, dopo un attimo di silenzio, scoppio a ridere. Mi ci vuole qualche attimo per riprendere il pieno controllo delle mie facoltà, per poi proseguire.

"HA HA HA! Ci avete creduto? Dovreste vedere le vostre facce. Vi ho lasciato di sas- ops, pardon. No vabbhe, scherzavo. Mi ero preparto il discorso per... beh, non lo so per cosa, di preciso. Mmmh, perchè sono qui..." Alzo un braccio e mi ticchetto col dito sul mento, reclinando leggermente la testa, come a guardare un punto in alto, oltre le navate del tempio, perso nel buio. Quando parlo, l'isteria che ha accompagnato la mia ultima frase si è dissolta, e la lentezza con cui le pronuncio fa capire con quanta cura abbia scelto le seguenti parole. "Diciamo che... desidero seguire le orme di mio nonno. Calcarle... misurarmi con loro... e vedere quanto sono grandi le mie scarpe rispetto alle sue." Qualsiasi altra traccia di ironia o divertimento scompare dal mio tono, colando via come ferro fuso in uno stampo. "E non intendo... politicamente, Sean Fein." Hei, sono ragionevolmente certo di aver già sentito questo nome. Forse era un famoso attore in qualche opera teatrale che ho visto? Mmmh. "Ma più dal punto di vista ... della gloria, della fama - o meglio dell'infamia - e della forza.
Non fisica."


Lancio quindi uno sguardo al troll - che dal mio punto di vista appare come una matassa particolarmente compatta e ruvida, quasi grezza, l'energia che lo nutre visibile ai miei occhi in modo perfettamente distinguibile dalle linee sottili ed affusolare di Sean - e gli punto contro gli indici - si, entrambi.
"Quindi, com'era il nonno? "
 
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