L' Armata del Drago ~ Rpg by Forum

Ordalia: Paradise of Betrayal

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view post Posted on 11/12/2017, 13:26
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Il tradimento non trionfa mai: qual è il motivo?
Perché se trionfa, nessuno osa chiamarlo tradimento.


~ † ~


Il retrobottega della taverna "Le Cinque Torri" era umido e lercio, saturo di un odore acre di tabacco.
Il muro destro era occupato da un accumulo di vivande in odore di marciume, forse pronte per essere buttate. Poco più in là, una scansia di truciolato racchiudeva chissà quali segreti. Il pozzo luce, posizionato diagonalmente sulla tettoia che concedeva una microscopica veranda sul vicolo stretto, non lasciava filtrare che pochi raggi pallidi di una luna nascente, corroborati dal chiarore di un lume ad olio appoggiato su un tavolaccio, accanto al libro mastro.
Fermo, in piedi a pochi passi dalla porta, Marvash si strinse nel suo lungo mantello bianco, temendo per le sue povere ossa.
A qualche metro da lui, abbarbicato su dei barili ammonticchiati in un angolo, un topo squittì fissandolo, impietrito come se l'avessero colto nell'atto di rosicchiare le riserve di formaggio.

La porta cigolò, aprendosi, ed un fascio di luce arancione si distese fino ai barili. Il topo, forse pensando che quel luogo iniziava a farsi troppo affollato, si defilò. Il Generale rifletté che gli sarebbe piaciuto fare altrettanto.
La porta si spalancò e sull'uscio fece la sua comparsa lo gnomo gestore della taverna. Non disse nulla, limitandosi ad entrare e a richiudere la porta alle sue spalle. Solo a quel punto si concentrò sul suo ospite, squadrandolo con uno sguardo truce mentre si accarezzava il folto pizzetto.


"Questa mi mancava!" esclamò, affatto felice di trovarsi davanti quella figura.
"Che cazzo ci fai qui, Egon?"

Reprimendo un moto di sorpresa e rabbia all'udire quel nome, il Generale rispose: "Ti pregherei di non utilizzare quel nome, mastro Fan."
"Perché mai?" domandò lo gnomo, fingendosi sorpreso; "Non è forse il nome che tuo padre aveva scelto per te?"
L'altro non rispose, rinchiudendosi in un silenzio ostinato che si esprimeva solo per tramite degli occhi turchini, gelidi e pieni dei più abominevoli orrori - visti e perpetrati.
"Vedo che non vuoi giocare" commentò, deluso. "Quindi torniamo alla mia prima domanda..." proseguì, incrociando le braccia in una posa marziale che, dall'alto dei suoi ottanta centimetri, assumeva dei toni ridicoli.
"Che cazzo ci fai qui?"

"Voglio parlare con lui."

Gli occhi dello gnomo si ridussero a due fessure. Aveva capito a chi si riferiva quel giovane. Aveva già visto quegli occhi turchini -
li aveva sognati - e sapeva che erano portatori di lutto per tutti loro. Se lo sentiva nelle ossa.


"Va' a parlargli, allora. Non sarò certo io a impedirtelo."
"Non adesso... e non qui. Fra tre ore, all'osteria dei tagliagole."

"Mi hai preso per un segretario?" domandò indispettito il vecchio Fandango.
Il Terzo non rispose, limitandosi a scrollare le spalle e a voltarsi, facendo per uscire. Aveva fatto quello che doveva e lo gnomo - volente o nolente - avrebbe riferito il messaggio a chi di dovere; il resto era in mano agli dèi - e al tempo.
Dal canto suo, Fandango volle togliersi almeno la soddisfazione di poter dire "l'avevo detto" in futuro; quindi, con aria fintamente rassegnata, annuì.
"E va bene. Ma sta' attento a quello che fai: conosco la storia della tua famiglia. Voi Crowel il tradimento lo avete nel sangue."

Sulla soglia, Marvash sorrise.
"Il tradimento è una questione di date." disse
prima di sparire oltre l'uscio, perdendosi nella notte.


~

L'aria stantia dello Sweeper Bar lo stava soffocando. Seduto su uno sgabello di legno e paglia al più traballante e marcio tavolo dell'intera locanda, Marvash nascose il volto nel mantello, nel vano tentativo di filtrare i vapori che si sollevavano in quel luogo in cui la perdizione del vizio aveva lasciato il posto alla perfezione dell'assassinio. In quel postribolo di menti sanguinarie non si entrava senza un buon motivo o un ragionevole biglietto da visita scritto col sangue di qualcun altro.
Il suo sguardo vagava da un lato all'altro della sala quasi vuota eppure ancora vitale, nonostante l'ora tarda. C'era qualcuno che beveva in silenzio, quattro mezzi ubriachi che giocavano a dadi con coltellacci nascosti sotto al tavolo, i gestori che si sbrigavano a ultimare le pulizie. Lui, invece, aspettava in religioso silenzio, spostando il suo sguardo dai pochi avventori rimasti alla porta d'ingresso, nella speranza di veder entrare la persona che attendeva. Non era propriamente nervoso, non ne aveva motivo: per certi versi, era certo che l'altro sarebbe arrivato. Se non per convenienza, di certo per curiosità. Al posto del nervosismo, dunque, coltivava una sana impazienza. Da quell'incontro sarebbero dipese molte cose, forse anche il futuro di Estel, in qualche modo.

Dall'altro lato della città, qualcuno usciva dalle Cinque Torri.
Fandango, grattandosi il capo, sentenziò il corretto epitaffio per quella notte:

"Quel ragazzino porterà un mare di guai". Aveva ragione
- e non voleva.


Giocata privata, si prega di non intervenire.
 
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view post Posted on 13/12/2017, 02:19

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Al momento dell'ingresso di Sean Fein nello Sweeper Bar, il famigerato locale ospitava la peggior feccia di Estel.
Il livello non si alzò, una volta che vi ebbe messo piede.
Sì, certo, era il Conte Von Kramer, ma rimaneva un'ex-spia.
Un tagliagole che aveva fatto carriera.
E aveva il vago sospetto che proprio da questa sua caratteristica fosse scaturito l'incontro che stava per avere luogo.
Non si spiegava altrimenti l'interesse di Egon Marvash Crowel per la sua umile persona.
Aveva ovviamente sentito parlare dell'uomo e della sua sconfinata ambizione.
Quest'appuntamento non ha molte altre spiegazioni...
Non si spiegava altrimenti la ritrosia del vecchio Fandango a riferirgli il messaggio.
Avverso com'era alle Casate, di colpo si ritrovava tramite di un complotto tra le stesse.
Oh, Sean dubitava che Marvash volesse assumerlo come assassino.
Sicuramente aveva uomini migliori al suo servizio a cui affidare tale compito.
No, si trattava di qualcosa di più articolato. Più complesso.
Più difficile che non un semplice omicidio.
Una gola tagliata, e il lavoro finisce lì... Ma questo, questo no.
Questo era qualcosa di più elegante e raffinato.
Sean se lo sentiva dentro.
E la cosa lo intrigava alquanto.
Per questo entrò nello Sweeper Bar con passo allegro e un sorriso stampato sul volto.
Fischiettava piano una nenia che aveva sentito anni addietro, da bambino.
Si guardò intorno, individuando rapidamente il suo anfitrione a un tavolino discosto dal mucchio, un po' in disparte.
Con un vago gesto di saluto, a indicare di averlo riconosciuto, si diresse verso l'altro senza fretta, continuando a fischiettare.
Il movimento s'interruppe solo quando Sean si scrollò di dosso il pesante mantello, adoperato per proteggersi dal gelo notturno, e si sedette.
«I miei più distinti saluti, Generale Crowel» pronunciò a voce bassa e dolce, ma estremamente chiara.
«Preferisce un po' di convenevoli, o parliamo direttamente d'affari?» proseguì, domandando con tono totalmente disadorno di sarcasmo.
Non sapeva cosa avrebbe scelto l'altro, ma era sicuro che agli affari sarebbero arrivati, presto o tardi.
E aveva anche l'impressione di sapere dove Egon Marvash Crowel sarebbe andato a parare.
Un individuo del genere non si smuoveva per quisquilie.
Doveva avere un bersaglio grosso in mente.
Il governo di Estel, forse, ma lì difficilmente Sean l'avrebbe aiutato.
Qualcos'altro, dunque. Una casata, magari.
Ce n'era giusto una che gli veniva in mente.
Recentemente abbandonata dalla gran parte dei suoi pezzi grossi.
Un frutto maturo, che attendeva solo di essere colto.
Con un sorriso largo e una scintilla di sincero divertimento nello sguardo, Sean attese la risposta dell'altro.

 
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view post Posted on 14/12/2017, 12:01
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~
Ghor'-Tal faceva la guardia, in silenzio, nascosto all'ombra di un pilastro - per quanto possa nascondersi un orco alto due metri e largo quasi altrettanto.
Quando il Conte Von Kramer fece per avvicinarsi al tavolo del Generale, l'orco scivolò verso di lui con la chiara intenzione di controllarlo: tutti sapevano chi fosse - cosa fosse - Sean Fein. Il Generale sollevò una mano, intimandogli di fermarsi. Con malagrazia, Ghor fece un passo indietro, grugnì e tornò a poggiare la schiena al muro, con le braccia incrociate e l'occhio vigile.


"I miei rispetti, Conte." disse il Generale, rispondendo pacatamente al saluto dell'altro.
Non si alzò, non ritenendolo necessario. Entrambi facevano parte, ognuno a modo suo, dell'aristocrazia decaduta. Entrambi - e questa era la cosa più importante - erano stati abituati ad una vita dura, e sapevano bene di poter
sorvolare su certi fronzoli, sulla base del rispetto reciproco.


"L'uno e l'altro." continuò, per replicare alla domanda postagli dal Conte.
Un lampo divertito gli attraversò gli occhi.


"Ho sentito della sciagurata fine di Padre Nox. Una vera tragedia."

Nel parlare, cosa che faceva in tono svagato - come se stesse discorrendo del gatto della vicina - versò due bicchieri di un vino borgogna dall'aroma fruttato, lasciandoli poi sul tavolo in attesa che l'altro si servisse.

"Una seccatura, in un momento tanto cruciale. Proprio ora che sembrava riusciste ad andare d'accordo... "
chiosò, con un sorriso, mentre i suoi occhi turchini cercavano quelli dell'interlocutore.

"Sarebbe un peccato se tutti i vostri sforzi si rivelassero vani. Il popolo ha bisogno di pace." aggiunse, tamburellando con le dita sul bordo del proprio bicchiere. Scrollò le spalle con aria sconsolata - come a dire "è così che va la vita" -
quindi sollevò il calice. Più che bere, intinse appena le labbra. Parve rimuginare per qualche istante sul gusto del vino, quindi sorrise nuovamente.

"Aceto. Ma non mi aspettavo nulla di meno."
Non era vero. Il vino era discreto, ma a lui serviva una pausa. Riprese poco dopo.

"Come dicevo, sarebbe davvero un peccato se gli animi si scaldassero. Ho sentito di una rissa, anche. Certo, sarebbe diverso se si riuscisse a dare un nome al colpevole. Verrebbe condannato, il popolo si sentirebbe rassicurato, tornerebbe una certa tranquillità."

A sottolineare il buon senso di quell'argomentazione, aggiunse: "Un popolo in subbuglio è difficile da controllare. Bisogna pur concedere qualcosa."
Bevve ancora un sorso del suo vino, prima di lasciare il calice sul tavolo. Si sentiva mediamente soddisfatto, pur senza darlo a vedere: quel rendez-vous si stava mettendo sulla strada giusta. Il Conte Fein non era uno sciocco, né un ingenuo: capiva perfettamente a cosa il Generale stesse alludendo. Forse, tutto ciò che gli mancava era capire dove sarebbe andato a parare.
Tuttavia Marvash sapeva, per esperienza ed intuito, che ci sarebbe arrivato presto.


"" confermò
"Serve proprio un colpevole."

 
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view post Posted on 18/12/2017, 01:52

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Quando i bicchieri furono colmi, Sean ne scelse uno - a caso.
Non che si fidasse di Crowel, ma aveva poco senso fissare un incontro d'affari e poi cercare di avvelenarlo.
A meno che non fosse tutta una trappola, ma il vecchio Fandango non si sarebbe fatto coinvolgere in un'imboscata così banale.
Quindi, strinse il bicchiere con le sue lunghe dita ossute, agitandolo un poco per far decantare il vino.
Non bevve - avere una bevanda tra le mani è un vecchio trucco per prendere tempo, e lui non voleva privarsene.
Anche perché aveva bisogno di riflettere.
Il commento, così banale, così svagato, su Padre Nox confermava i suoi sospetti, ma non gli diceva tutto.
E quel cercare il suo sguardo, da parte del Generale, nel definire l'evento una seccatura, lasciava intendere che sospettava qualcosa.
Sarei curioso di sapere cosa, ma sarebbe scoprire troppe carte, ricordò a sé stesso.
Così attese, in silenzio - Egon Marvash Crowel pareva amare il suono della propria voce, tanto, e non c'era alcuna ragione di interromperlo.
Non quando con le sue parole confermava i sospetti di Sean.
E lo spaventava, anche. Perché il piano che il Generale andava delineando era fin troppo simile a un'idea con cui Sean stesso si era trastullato.
La Von Kramer avrebbe dovuto stare ben attenta a questo Crowel, una volta terminata la temporanea alleanza che stava per sancirsi.
Perché almeno questo era certo: un accordo conveniva enormemente a entrambi.
«Sono d'accordo con lei, Generale» scandì dunque delicatamente, dolcemente.
«Ma dev'essere il colpevole giusto».
Portò il bicchiere alle labbra, lentamente, pensierosamente, e ne mandò giù un minuscolo sorso.
Non male, ma niente di che, si appuntò mentalmente.
«Soprattutto, serve il mandante giusto».
«E non sarà una cosa facile da organizzare. Il che, immagino, spiega la mia presenza qui» proseguì dunque in tono neutro.
«Non è neppure certo che noi si sia d'accordo, Generale...»
S'interruppe ancora un secondo, mentre ripassava, nella sua testa, le posizioni di tutti gli individui del locale.
Neanche l'orco alle sue spalle, la guardia del corpo di Crowel, poteva sentirlo, se bisbigliava.
E la sua presenza era un deterrente apprezzabile contro eventuali impiccioni quasi quanto quella di Kroll, doveva ammetterlo.
Eppure, non se la sentì di rischiare. Così, estrasse da una tasca dei pantaloni un foglietto di carta e un minuscolo mozzicone di matita.
Con una calligrafia ben chiara, eppure assai elegante, scribacchiò per qualche secondo appena.
Quindi, con mano così rapida che nessuno avrebbe potuto leggere il biglietto - non da quella distanza - lo piegò, stringendolo infine nella mano destra.
Lo tenne per sé, tuttavia. Parve rifletterci, rimuginarci su ancora qualche istante.
Poi, di scatto, gli occhi fissi sul fondo del bicchiere, protese il braccio in avanti, verso il Generale, porgendogli il foglietto.
«Per tranquillizzare il popolo, Generale» mormorò, con uno scintillio divertito nello sguardo.



Nel foglietto c'è scritto «හරි, ඔබ ගූගල් පරිවර්තනය පිලිබඳව කල්පනා කිරීම සඳහා ඔබ විශිෂ්ටයි».
 
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view post Posted on 28/12/2017, 16:45
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~
Prese il foglietto dalle mani del Conte Von Kramer, senza tuttavia aprirlo, né degnandolo di un solo sguardo.
I suoi occhi rimasero fissi sull'interlocutore, mentre faceva scivolare l'appunto sul tavolo, coprendolo poi con il proprio bicchiere. In tutta quella pantomima c'era qualcosa che lo divertiva e insieme lo invitava a nutrire rispetto di quella strana figura che aveva davanti:
Sean Fein aveva uno stile particolare, innegabilmente. Ma Marvash non glielo invidiava: aveva i suoi metodi,
differenti ma altrettanto efficaci.


"Sono certo che riusciremo a trovare un accordo." rispose, accarezzando il bordo del bicchiere. Solo a quel punto lo sollevò, spiegando il foglietto passatogli poco prima fra l'indice ed il medio quel tanto che bastava per leggerne il contenuto.
Sorrise della piccolo gioco del Conte, quindi ripiegò nuovamente il foglietto, facendolo tornare sotto al bicchiere.

"Strano soggetto, quel Kx2. Non ricordo di aver mai visto nulla di simile su Valael, prima del vostro arrivo."
Si accarezzò il dorso della mano, pestando con i polpastrelli sulle nocche, dove la pelle era più irritata dal freddo, screpolata e rossastra. "Curioso che mastro Kessalis lo abbia lasciato qui."

Tornò a fissare il Conte Fein negli occhi.
"Credete che sia saggio, per il bene di tutti noi, lasciare quel... coso al comando di una casata?"

 
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view post Posted on 31/12/2017, 02:09

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Diretto. Molto diretto.
Il Generale non pareva condividere le cautele del Conte.
Parlava ad alta voce di un piano ancora tutto da delineare.
Ma a questo punto, che fare? A Sean non rimaneva che adeguarsi.
«Non dovrei avere particolari problemi a produrre un testimone attendibile...» mormorò.
Nella sua testa già pensava a chi potesse essere l'individuo più appropriato.
Forse qualcuno che avesse lavorato con Kx2, o con Kessalis, in passato.
Qualcuno che fosse entrato in aree riservate Von Seamond, ma senza essere legato alla loro Casata.
Forse conosceva qualcuno. Magari Tordek, il druegar assoldato da Kessalis per cacciare una bestia sfuggita alle sue prigioni.
Altrimenti, chissà. Ci avrebbe pensato su.
«... qualcuno che possa screditarlo, allontanarlo dai Von Seamond e presentarlo come nemico di Estel...»
... e trasformarlo nel mandante dell'omicidio di Padre Nox, all'occorrenza..., aggiunse tra sé e sé, ma non lo disse.
Né tanto meno aggiunse il pensiero che seguì: ... così da darvi l'opportunità di controllare la Von Seamond.
Meglio lasciare l'iniziativa al Generale - così che senta di avere il controllo.
In fondo, è Crowel il committente, non Sean.
Sean è stato solo convocato per fare un lavoro.
Avanzerà proposte, se sarà il caso, ovviamente.
Ma prima, meglio ascoltare cos'ha in mente il Generale.

 
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view post Posted on 7/1/2018, 01:51
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~
In quell'istante, sentendo quelle parole, Marvash decise che quell'uomo gli piaceva. Cauto quanto possibile, ma con occhi animati da lampi di volpesca furberia. Sean Fein era un alleato più che valido e un ancor più valido avversario.
Prima o poi avrebbe dovuto farci i conti, questo lo sapeva: stava commissionando un lavoro al capo di una casata. Si poteva pure cavillare sui termini, ma in fondo era questa la verità, e tutto sommato non gli dispiaceva: Fein era e restava una spia, un ladro e un assassino. Entrambi rappresentavano un punto estremamente basso della nobiltà, ognuno a modo suo.


"Ovviamente" rispose, proiettando altrove il proprio sguardo "è strettamente necessario che giustizia non venga fatta."
Sfiorò il legno del tavolo con la punta delle dita, trovandolo sporco e umidiccio. Il contatto non lo irritò: sporcarsi le mani era un concetto con cui era sceso a patti già da molto tempo. "Non dovrà esserci un processo, niente lungaggini e soprattutto nessuna possibilità di mettere in discussione la parola del testimone."

Continuò a fissare i pochi altri avventori del locale.
"Al popolo basterà avere il suo capro espiatorio da spolpare."

 
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view post Posted on 15/1/2018, 01:08

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«Non dovrebbe essere un problema, Generale» rispose a bassa voce, con un sorriso.
Uccidere Kx2 avrebbe potuto essere problematico, è vero.
Ma semplicemente scacciarlo dalla città?
Una passeggiata... spero.
Ora che l'accordo era stretto, comunque, toccava trovare il testimone.
Era tempo, dunque, di salutarsi.
Se l'incontro avesse avuto luogo in una sala privata, a questo punto si sarebbero stretti la mano.
L'aver scelto lo Sweeper Bar per ospitare la trattativa cambiava tuttavia le cose.
E non solo perché il locale era frequentato da un sorprendente numero di Von Liebewitz.
Perché, molto più semplicemente, in un luogo simile non si poteva non dissimulare.
Meglio, quindi, troncare ogni rapporto esplicito tra lui e Crowel.
Intorbidire le acque, fingere che quest'incontro non fosse andato a buon fine.
Non fosse mai che qualcuno facesse due più due, smascherando il progetto.
Congelato il suo sorriso in un'espressione indifferente, Sean tirò indietro la sedia e si rizzò in piedi.
«Temo sia giunto il momento di congedarci, Generale».
Afferrò il pesante mantello invernale che lo riparava dal gelo esterno e se lo drappeggiò con un movimento elegante sulle spalle.
Poi con fare sdegnato si volse verso l'uscita, guardando il grosso orco che si era assicurato che nessuno si avvicinasse troppo.
«Spero non cercherà di trattenermi» proseguì con un cenno del capo in direzione di Ghor'-Tal.
Approfittò del gesto, tuttavia, per girare leggermente il capo in direzione di Marvash, e indirizzargli un discreto quanto rapido occhiolino.
«E sappia che non cambierò idea» concluse.
Dopodiché, i denti serrati in quello che sperava passasse per un sorriso deciso, si diresse verso l'uscita.
Dentro di sé, tuttavia, non poteva fare a meno di sorridere.

 
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